I clan si riorganizzano anche a Messina le tre cosche che assediano lo Stretto.

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Un tempo, la chiamavano “città babba”. «In realtà – spiega il procuratore di Messina Maurizio de Lucia – qui c’è stata sempre una presenza forte della criminalità organizzata. Solo che negli anni passati, Cosa nostra aveva l’interesse a mantenere una parvenza di tranquillità». All’inizio degli anni Novanta, nel Messinese, si nascondevano grandi latitanti come Leoluca Bagarella. Oggi, i boss sono usciti allo scoperto. E Messina appare assediata da pericolose presenze di mafia.
Nel rione “Provinciale”, era tornato a comandare il padrino che fino a due anni fa stava al carcere duro: Giovanni Lo Duca. A fondo Pugliatti, c’erano invece gli Sparacio: per dimostrare il loro potere avevano organizzato un funerale in grande stile nel pieno del lockdown dell’anno scorso, così volevano dare l’ultimo tributo al padre di Salvatore, il nuovo boss. Nel rione Maregrosso, c’era invece “U picciriddu”, come lo chiamavano nelle intercettazioni, il trentenne Giovanni De Luca.