I prestanome di Vincenzo Alvaro sapevano di “lavorare” per il clan

«Bisogna trovare un polacco, un rumeno, uno zingaro a cui regalare 500-1000 euro a cui intestare sia le quote sociali e le cose e le mura della società». È l’intercettazione, citata nell’ordinanza del gip, in cui a parlare è Vincenzo Alvaro, ritenuto dai magistrati della Dda di Roma a capo della locale di Roma, insieme ad Antonio Carzo, legati rispettivamente alle storiche famiglie di ’ndrangheta di Sinopoli e Cosoleto. «Bisogna trovare un polacco, un rumeno, uno zingaro a cui regalare 500-1000 euro a cui intestare sia le quote sociali e le cose e le mura della società». È l’intercettazione, citata nell’ordinanza del gip, in cui a parlare è Vincenzo Alvaro, ritenuto dai magistrati della Dda di Roma a capo della locale di Roma, insieme ad Antonio Carzo, legati rispettivamente alle storiche famiglie di ’ndrangheta di Sinopoli e Cosoleto.