C’è stato un tempo in cui il nome degli Ofria, a Barcellona Pozzo di Gotto, enclave mafiosa di primo piano nel contesto siciliano, era tra gli intoccabili. Ed era impronunciabile per molti. Poi, all’inizio degli anni 90, la Commissione parlamentare antimafia all’epoca presieduta dal magistrato Luciano Violante, alla fine di una mattinata di audizioni, incontrò i giornalisti. E proprio l’on. Violante disse a chiare lettere che la famiglia mafiosa degli Ofria aveva in mano nella città del Longano addirittura il business dei rifiuti grazie a collusioni con il mondo della politica. Da allora ne è passato di tempo. Salvatore Ofria, il vero capo famiglia, di anni ne ha compiuti sessanta. È assistito dagli avvocati Giuseppe Lo Presti e Salvatore Silvestro. Dopo le condanne ormai definitive per “416 bis” delle operazioni Mare Nostrum e Gotha, il suo nome è tornato nelle pagine di cronaca per la clamorosa inchiesta della Procura di Messina diretta da Antonio D’Amato. Che ha certificato come anche dal carcere proprio lui dettava ancora legge nella storica azienda di famiglia intestata alla madre, la “Bellinvia”, che da sempre s’è occupata di smaltimento rifiuti e ricambi d’auto.