Il pentito Giovanni Brusca dice di ricordare con precisione il momento in cui Totò Riina, il capo dei capi di Cosa nostra, gli fece il nome di Nicola Mancino, l’allora ministro degli Interni. «Mi confidò: “È Mancino il destinatario finale delle richieste che ho fatto con il papello. Ma ci hanno fatto sapere che le nostre richieste sono troppo esose”».
