Il re del consenso passato per tutti i partiti mentre lo zio prefetto decide su Bari

Una macchina del voto. Anzi, più macchine messe assieme: una fabbrica. E non importa l’insegna messa all’ingresso: può essere di destra, di sinistra, di centro. La produzione resta la stessa: migliaia di voti. Ventimila nel 2012 quando viene letto per la prima volta all’Assemblea regionale siciliana con la lista dell’Udc. Trentamila nel 2017 con i renziani del Pd. E, nel 2022, 24 mila voti con la Lega. Destra, sinistra, centro: Luca Sammartino è il re del consenso. Ma a dispetto del modo di fare politica (nessuno ricorda un suo discorso in Consiglio) è l’uomo forte della destra con le deleghe più pesanti. Il presidente Renato Schifani lo ha voluto come suo vice affidandogli la delega all’Agricoltura che controlla due settori chiave: fondi alle aziende agricole e l’esercito dei forestali. Schifani lo ha fatto per il peso elettorale di Sammartino ma anche per fare uno sgarbo al precedente presidente della Regione, Nello Musumeci, che non amava il giovane enfant prodige del consenso tanto da evocare, in un intervento in aula, «altri Palazzi» che si sarebbero occupati presto della ingombrante calamita del voto.