La cosca Martino di Cutro «nasce da appartenenti» allo storico clan dei Grande Aracri, e «la sua ascesa coincide con il declino» di quest’ultimo, falcidiato dalle «operazioni di polizia» ed indebolito dal (finto) «pentimento» del boss ergastolano Nicolino Grande Aracri. E questi «fattori» avrebbero permesso al nuovo gruppo criminale dei Martino «di approfittare del vuoto di potere e subentrare negli affari illeciti». Ne è convinta la Cassazione. Che, con cinque sentenze cautelari, ha messo un primo punto fermo sull’impianto investigativo ipotizzato dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro con l’inchiesta “Sahel”. Il blitz, scattato il 20 settembre 2024 con 31 misure cautelari eseguite dai carabinieri di Crotone, smantellò la presunta organizzazione ‘ndranghetistica dei Martino che, sotto la guida del capo detenuto Vito Martino, avrebbe ripreso a dettare legge a Cutro a colpi di estorsioni e traffico di droga all’indomani del declino dei vecchi alleati dei Grande Aracri. Sotto accusa sono finite 55 persone sulle quali pende una richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura antimafia.