La mafia dei pascoli tra condanne e confische

Quando i tre giudici sono usciti in quell’aula gremita come ai tempi del primo grande processo ai clan mafiosi tortoriciani degli anni ’90, erano passate da qualche minuto le undici di sera. Di rinvio in rinvio per l’orario fatidico della lettura del dispositivo (si era partiti alle 10.30, poi tutto è via via slittato fino alle 23). Anche quel processo fu seguito da tutta Italia, era il primo grande atto di ribellione di commercianti e cittadini al racket di Cosa nostra in una provincia tradizionalmente sonnolenta come quella di Messina. Lunedì sera era calato un silenzio irreale già da qualche minuto per la febbrile attesa durata quasi una giornata intera di un epilogo storico, i cancellieri andavano e venivano da quella porta secondaria che porta alla segreteria, mentre i giudici limavano le ultime righe. A Patti faceva quasi freddo lunedì sera, e il presidente del tribunale Ugo Scavuzzo ha impiegato ben 57 minuti per leggere le 17 pagine di una sentenza spartiacque. Oltre sei secoli di carcere e un impero economico confiscato tra decine di imprese e milioni di euro.

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