La rete delle connivenze fra talpe e scambi di favori Olivieri: “Bari questa è…”

«Bari questa è… »: diceva così Giacomo Olivieri per spiegare a un’amica che in città «sono tutti amici», i mafiosi e alcuni imprenditori, certi politici e cittadini comuni, qualche impiegato pubblico e i pregiudicati. Le sue parole fanno il paio con quanto scrive la Procura nella richiesta che ha portato all’esecuzione di 130 misure cautelari: in città esiste una mafia che risolve i problemi di tutti. Siano quelli dei politici in cerca di voti (Olivieri ma anche altri candidati di ogni schieramento, per varie elezioni) o quelli dei cittadini ai quali viene rubata l’auto (come la funzionaria della prefettura che pagò 700 euro per la restituzione), di coloro che cercano lavoro (all’Amtab erano consentite assunzioni di persone vicine al clan, che dirimeva pure controversie sindacali), chi necessita di cure urgenti (il nipote di Savinuccio Parisi si rivolgeva al suocero di Olivieri, Vito Lorusso, per accelerare le cure oncologiche, così come alcuni dirigenti comuna-li), di vendicare offese (le due vigilesse che chiesero di punire un automobilista che le aveva insultate), di dirottare gare pubbliche (l’imprenditore che comprò un opificio facendo ritirare gli altri concorrenti), di ottenere una casa popolare. Persino di avere informazioni su indagini in corso.