L’atto d’accusa di Manfredi Borsellino: “Quella strana telefonata di Giammanco”. E nell’inchiesta mafia e appalti spunta un nuovo documento

Nell’aula magna del palazzo di giustizia di Caltanissetta, dove si tiene un convegno organizzato dall’Anm, Manfredi Borsellino non usa mezzi termini: «Credo sia doverosa la mia presenza oggi, perché ritengo insieme alle mie sorelle che qui si stia giocando la partita più importante, forse l’unica partita che vale la pena di essere giocata, anche ai supplementari se ci saranno». Sono parole accorate quelle di Manfredi Borsellino, per ringraziare il procuratore Salvatore De Luca e i magistrati di Caltanissetta impegnati senza sosta nella ricerca della verità sulle stragi del 1992. E c’è un significato profondo nella parola “partita”. Manfredi Borsellino cita suo padre: «Il 19 luglio 1992 — dice — ricevette una stranissima telefonata da Pietro Giammanco, alle sette del mattino. L’allora procuratore di Palermo gli disse che dopo una notte insonne aveva deciso di affidargli il coordinamento delle indagini su Palermo. E aggiunse: “Con questa decisione la partita è chiusa”. Mio padre gli rispose: “No, adesso, la partita è aperta».