“Libera fortezza”, 20 condanne ma l’accusa di mafia non regge

Molti dei reati che gli contestavano li avrebbero commessi, tra i quali l’usura, ma non sono mafiosi. Questo è quanto stabilito dal Tribunale di Palmi che, nella tarda serata di giovedì, ha emesso la sentenza che riguardava i 31 imputati finiti nell’inchiesta denominata “Libera Fortezza”. L’operazione, condotta dai Carabinieri e della Guardia di Finanza e coordinata dalla Procura antimafia di Reggio Calabria, era scattata all’alba del 16 giugno 2020. L’ipotesi d’accusa era l’appartenenza o contiguità alla cosca di ‘ndrangheta dei Longo-Versace di Polistena. Tutti gli imputati accusati, a vario titolo, dei reati di associazione mafiosa, usura, estorsione, riciclaggio, esercizio attività finanziaria abusiva, detenzione illegali di armi, tutti aggravati dalla finalità e dal metodo mafioso. Tuttavia, l’impostazione accusatoria non ha trovato d’accordo il collegio del tribunale di Palmi che ha condannato 20 persone, ma per tutti ha escluso sia l’accusa di associazione mafiosa.