La “ragnatela” cutrese. Tessuta con diabolica pazienza tra Lombardia, Emilia Romagna e Veneto in nome di Nicolino Grande Aracri, il “mammasantissima” della ‘ndrangheta che dopo aver spodestato col piombo caldo dei fucili calibro 12 il padrino Antonio Dragone e scatenato l’inferno nel Crotonese, è diventato il “capocrimine” della Calabria centro-settentrionale e di aree ricchissime del settentrione d’Italia. “Manu i gumma” – così lo chiamano amici e nemici – ha messo in piedi una squadra partita alla conquista della Penisola, infiltrando l’economia legale e la politica.
