Mafia, condannati in appello i boss dei Cappello-Bonaccorsi e le donne del clan

Erano quasi le 16,30 quando la presidente Carmela La Rosa, presidente della Terza sezione penale della Corte d’Appello di Catania ha letto la sentenza del processo di secondo grado del processo denominato Camaleonte. Imputati le tre anime del clan mafioso dei Cappello. E ci sono anche diverse donne della cosca, tra mogli e figlie. Il nome dell’operazione del 2020 eseguita dalla squadra mobile trasse ispirazione dalla figura di Mario Strano, vecchio lupo dei Santapaola di Monte Po che a un certo punto decise di fare un’alleanza criminale con i Carateddi di Sebastiano Lo Giudice. Secondo il teorema investigativo Mario ‘acchiana e scinni’ – nomignolo conquistato per la sua abilità di rapinatore in trasferta nel passato e condannato a 16 anni e 4 mesi – sarebbe riuscito a mettere a regime un gruppo criminale capace di creare un asse della droga anche con l’Isola di Malta, dove è coinvolto il genero Luigi Scuderi (16 anni e 10 mesi), autonomo ma comunque alleato ai Cappello-Carateddi. Ed è in questa organizzazione che avrebbero avuto un ruolo di peso le donne della famiglia Strano.