Montante: «Anche Cancelleri venne da me».

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Antonello Montante come Cesare Battisti. O giù di lì. Una sorta di “rifugiato politico”, condannato in tribunale a 14 anni da uno Stato che, secondo la sua tesi, sarebbe correo nell’unica «associazione a delinquere» di cui l’ex paladino antimafia si dichiara colpevole. Nell’ultima udienza del processo d’appello a Caltanissetta, lo scorso 18 giugno, l’imputato precisa che non s’è «mai occupato fuori dal ruolo istituzionale di nessuna cosa con., né con magistrati né con forze dell’ordine», dice nel verbale che La Sicilia ha avuto modo di leggere. «Tutti mi vogliono far diventare una star, perché se parlo contro i magistrati Io parlerei contro i magistrati se ci fosse stato un minimo di reato, ma nessun magistrato mi ha chiesto mai nulla, come non mi ha chiesto mai nulla un uomo delle forze dell’ordine», scandisce. E poi l’affondo: «Quindi, se io ho commesso un reato politico, perché qua si parla… Se ho fatto associazione a delinquere con lo Stato, naturalmente è un’altra storia».