«Non ho mai ricevuto richieste di somme di denaro a titolo estorsivo, tutt’al più qualcuno mi chiede ogni tanto qualche lavoretto gratis di ferro con il tornio che io faccio per mera cortesia». E solo uno dei tanti, troppi, imprenditori che hanno deciso di non collaborare con la magistratura nel corso delle indagini “Sabbie Mobili” e sono finiti nel registro degli indagati per falsa testimonianza al pm. Le dichiarazioni sono finite nell’ordinanza della gip Marina Rizza. Sono la prova drammatica di come anche davanti a foto, intercettazioni, filmati non si ammette di aver versato il pizzo a Cosa nostra. La cultura dell’omertà resiste purtroppo. Anche se questa inchiesta parte dalla forza di un ristoratore di ribellarsi alle minacce.
