Nel “mondo” della criminalità organizzata calabrese, quella di serie A, è da considerare di grosso spessore; roba “pesante” l’omicidio del 50enne bovalinese Giancarlo Polifroni, soggetto molto noto alle forze dell’ordine per via di diversi precedenti penali e con alle spalle già parecchi anni trascorsi in carcere anche per via di una condanna per un omicidio commesso nel 1997. Oltre ad essere finito spesso, almeno negli ultimi 15 anni, in alcune particolari inchieste e operazioni anticrimine legate al narcotraffico e coordinate, in particolare, dai magistrati della Dda, Giancarlo Polifroni, alias “Il dottore”, latitante tra la fine degli anni ’90 e gli inizi degli anni 2000 (prima di essere arrestato a giugno del 2006 nei pressi di un supermercato, il fuggiasco si nascondeva in Olanda), era anche il nipote acquisito (per parte della moglie) del 64enne Antonio Spagnolo, di Ciminà, considerato in più occasioni dai magistrati antimafia reggini e torinesi il presunto capobastone dell’omonima consorteria ciminese e presunto elemento di vertice del gotha della ’ndrangheta aspromontana ben ramificata e rappresentata anche in Piemonte.
