Reggio brucia i suoi risparmi nel gioco d’azzardo

I dati dicono molto, ma non tutto. Se da un lato i numeri certificano l’aumento esponenziale del gioco d’azzardo nelle sue varie declinazioni, dall’altra non spiegano le conseguenze nefaste di una pratica che per un numero sempre più crescente di calabresi (e italiani) è diventata una vera e propria dipendenza. L’Italia vive, in questo ambito, in un grande paradosso: mentre un’agenzia dello Stato, quella dei monopoli e delle dogane (Adm), lancia l’allarme sul preoccupante aumento dei volumi di gioco d’azzardo in tutte le sue declinazioni, la politica pare più concentrata sull’aumento della tassazione sulle vincite e alla ripartizione delle entrate che derivano dal gioco d’azzardo. Leggendo il report 2023 dell’Adm balza subito all’occhio la quantità di denaro che circola nel settore del gioco d’azzardo. Si tratta di cifre esorbitanti, un fiume di denaro che passa dalle tasche dei cittadini ai raccoglitori di scommesse: lo Stato, i broker privati. E le mafie. Numeri che a Reggio Calabria e nella sua provincia appaiono preoccupanti, sia per la quantità di soldi spesi nell’azzardo che per punti fisici dove si può scommettere.