Carcere di Ascoli Piceno, anno 2001. Due detenuti passeggiano nel cortile dell’istituto. Sono entrambi sottoposti al regime detentivo più severo e dividono i momenti di “socialità” consentiti dall’ordinamento. Uno è Salvatore Savarese, camorrista del Rione Sanità. L’altro è Totò Riina, capo dei capi di Cosa nostra. Sostiene Giuseppe Misso, ex padrino di camorra, da tre anni collaboratore di giustizia, che durante quelle passeggiate di quasi dieci anni fa Riina e Savarese parlarono anche di un possibile (però mai concretizzato) scambio di favori fra mafia siciliana e criminalità organizzata napoletana.
