Formalmente erano dei centri benessere ma nella sostanza offrivano merce umana o se si preferisce prestazioni sessuali a pagamento. È la solita storia, vista e rivista, decine di volte, anche in passato, nella provincia bruzia. È la storia della prostituzione gestita dai cinesi. È la storia degli adescamenti sul web, sulla cosiddetta “Bakeca incontri”, e di un vorticoso giro d’affari difficile da censire, tracciare, seguire, visto che i proventi dell’attività – praticata all’interno di queste (non tanto) nuove case di tolleranza – finivano nel gorgo della rete, venivano ingoiati da una sorta di buco nero noto ai più come piattaforma “hawala”. Uno strumento quest’ultimo che serve a trasferire – o più che altro riciclare – denaro, senza la possibilità d’essere tracciato (dal fisco e dalle banche), nei vari continenti e nei cosiddetti paradisi fiscali. Utile soprattutto per la gestione dei traffici di droga e dell’immigrazione clandestina.