In principio furono arance, pomodorini e bufale. Le arance della Piana di Gioia Tauro, i pomodori di Pachino e Villa Literno, le bufale (pure dopate) del Casertano. Sono partiti da lì i banditi della tavola e da lì non se ne sono mai andati. Hanno solo allargato i loro confini. Si sono infilati nei gangli della grande distribuzione, hanno preso gli ipermercati, i mercati ortofrutticoli, i tir, le commesse, le dogane, le cooperative di facchinaggio, le società “lavanderie” accreditate dalle municipalizzate. Perché come ogni grossa economia sporca, anche quella agroalimentare nasce da piccoli segmenti di mercato, da prodotti del territorio da spremere e trasformare rapidamente in veicolo di ricchezza, di potere, di espansione. Anche un modo per “pulire” i capitali frutto del traffico di cocaina.