Traffico di beni archeologici. Sgominata una rete di predatori

Un vero e proprio museo, con reperti del valore di 17 milioni di euro: lo si sarebbe potuto allestire con i tesori trafugati e poi ritrovati dai carabinieri del Nucleo di tutela patrimonio culturale (Tpc), che ieri mattina ha eseguito 56 misure cautelari (79 indagati) destinate a infliggere un colpo ai tombaroli siciliani e calabresi. Le due indagini, condotte parallelamente dai Nuclei Tpc di Cosenza e Palermo, hanno trovato un punto di confluenza quando è emerso che una squadra di tombaroli siciliana, comparsa nell’indagine “Ghenos”, operava sia nella regione d’origine che in Calabria, in collaborazione con gli indagati dell’indagine “Scylletium”. Nel codice dei tombaroli i reperti erano «asparagi» o «finocchi» o «caffè» da cedere al mercato clandestino internazionale gestito dalle archeomafie, ma per l’umanità costituiscono un patrimonio di inestimabile valore.