Via d’Amelio, l’ombra di un altro depistaggio: dal pentito Avola solo “frottole” e i pm chiedono l’archiviazione

«Avvocato, se i magistrati non mi vogliono credere niente ci fa». Non sorprendono le parole di Maurizio Avola, il famigerato killer catanese, al suo legale storico Ugo Colonna. La spocchia è sempre stata un suo tratto distintivo, per sua stessa ammissione d’altronde. Il commento – raccontato a La Sicilia dallo stesso penalista – riguarda la notizia sulla richiesta di archiviazione avanzata dai pm di Caltanissetta al gip per l’ennesima inchiesta sulla Strage di via D’Amelio partita proprio dalle sue esternazioni, che poi sono state inserite nel libro del giornalista Michele Santoro “Nient’altro che la verità”. Anche se di verità, in quelle confessioni tardive – visto che Avola è collaboratore di giustizia dal 1994 – sembrano essercene ben poche. E alcune di queste mirabolanti rivelazioni hanno fatto saltare dalla sedia anche diversi pm catanesi, che conoscono bene il collaboratore per averlo più volte interrogato.