Voti dai clan, un terremoto: Olivieri in carcere 135 arrestati

Un budget da 10mila euro per ogni gruppo criminale contattato, da distribuire tramite contanti, buoni pasto o benzina per assicurare l’elezione di Maria Carmen Lorusso al Consiglio comunale di Bari nel 2019. A pagare era Giacomo Olivieri, l’avvocato ex consigliere regionale che, intercettato, usava frasi più crude di un boss: «Se mia moglie non prende 500 voti a Japigia, prendo lo stomaco di quello e lo faccio a pezzettini, lo faccio stare peggio di come stava prima che conoscesse mio suocero», diceva di un malato di cancro che fungeva da tramite con il boss. La moglie, in effetti, i voti li prese: eletta con la lista Di Rella ( a sostegno dell’omonimo candidato sindaco di centrodestra, Pasquale), durante la legislatura è passata nelle fila di Sud al centro. Nella primavera 2019 hanno messo in atto «un parziale condizionamento del voto – ha spiegato il procuratore Roberto Rossi – Ma bisogna riconoscere che l’attività dell’amministrazione è sempre andata nella direzione della lotta alla criminalità organizzata». Una mafia che dalla doppia ordinanza cautelare eseguita ieri, appare però molto pervasiva: 137 misure cautelari disposte dal gip Alfredo Ferraro per 130 indagati tra cui gli storici capoclan Savinuccio Parisi ed Eugenio Palermiti, 110 sono finiti in carcere 25 ai domiciliari e a 2 sono state applicate misure interdittive.