L’ennesimo terremoto giudiziario che scuote la politica calabrese arriva a urne chiuse. Travolge Giuseppe Neri, capogruppo di FdI in Regione, il sindaco dem di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, il consigliere comunale Pd, Peppe Sera. Che sia bipartisan, non deve stupire. Perché trasversale è la strategia di condizionamento mafioso delle istituzioni in una terra in cui la pubblica amministrazione è la principale azienda, in grado di fornire lavoro, servizi, diritti. A Reggio Calabria diventano favori, la ‘ndrangheta che li gestisce un gruppo di pressione. E la politica ci si inginocchia. È il quadro che emerge dall’inchiesta del Ros dei carabinieri coordinata dai procuratori aggiunti di Reggio Calabria, Stefano Musolino e Walter Ignazzitto. In 7 sono finiti in carcere, 4 ai domiciliari, 3 sono gli obblighi. Tutti soggetti più o meno direttamente legati al clan Araniti, accusati a vario titolo di mafia, estorsioni o reati elettorali.
