La chiamano “la Lupa”. È nebbia densa, quasi solida, che sale dal mare. In pochi minuti si mangia lo Stretto, cancella le due sponde, disorienta. Perché è ovatta che sfuma i contorni, mischia le prospettive, nasconde. A Messina a volte sembra che la Lupa, più che atmosferica, sia esistenziale. «Qui non cambia mai niente, al massimo i cognomi», dice uno dei marittimi che lavorano in banchina alla stazione degli aliscafi. «Per carità, non mi chieda il nome, io questo posto non lo posso perdere». Lo stipendio a fine mese a Messina è un cappio che strozza. Con un tasso di disoccupazione da anni stabile al 32 per cento, solo il 24,2 per cento delle donne occupate, almeno 4 giovani su 6 che né studiano né lavorano, la città regolarmente si svuota. Negli ultimi dieci anni, almeno 35mila persone fra i 18 e i 39 anni sono partite per non tornare.