Il boss Agostino Sansone, uno dei fidati di Totò Riina, e il candidato Pietro Polizzi, in corsa al Comune con Forza Italia, avevano grandi progetti. «Se sono potente io… siete potenti voialtri», sussurrava l’esponente politico. E il mafioso si compiaceva per tante attenzioni, non sospettava che il suo smartphone fosse stato trasformato in una microspia ambulante dal trojan in-stallato dalla squadra mobile. Nella sede del comitato elettorale di via Casilini discutevano di voti e favori, e guardavano già oltre le amministrative del 12 giugno: si stavano organizzando per incontrare un misterioso personaggio.
