Davanti al gip Alfredo Montalto, il boss Agostino Sansone prova a scrollarsi di dosso l’immagine di padrino vecchio stampo tornato alla ribalta dell’ultima campagna elettorale. All’improvviso, scoppia in lacrime e dice di essere ammalato: «Ma quali voti – sussurra – ho incontrato Pietro Polizzi non perché è un candidato, ma perché lavora a Riscossione Sicilia e io dovevo pagare un bel po’ di tasse, non per colpa mia». E, poi, dicono che i mafiosi scarcerati non si redimono mai. Sansone sostiene che tanta era l’urgenza di mettersi in regola con il fisco per alcuni immobili che lo Stato gli ha restituito dopo il sequestro che era andato addirittura al comitato elettorale di Polizzi, vicino a casa sua. «Voglio lasciare tutto in ordine alle mie figlie».
