I misteri dello stragista che non volle diventare re

È l’ultimo degli stragisti. L’ultimo capo corleonese latitante. Matteo Messina Denaro ha finalmente un volto e una forma. In questi trent’anni è riuscito a stare al riparo dall’arresto diventando quasi invisibile, anche agli stessi mafiosi dell’ultima generazione. In tutto questo tempo il capomafia ha voluto far credere di essere etereo, evanescente, una sorta di presenza intangibile. E chi aveva bisogno di lui arrivava anche a inginocchiarsi, ad alzare lo sguardo al cielo e con le mani giunte, come se si raccogliesse in preghiera, a chiedere la sua grazia o il suo “miracolo” di moltiplicare i beni, e i piccioli. Una latitanza che è stata funzionale anche alla strategia di Cosa nostra, quella dell’immersione, dell’invisibilità, quella di tentare di far dimenticare l’esistenza della mafia, almeno dall’agenda della politica. E lo ha fatto evitando omicidi eccellenti, nuove stragi e attentati. E silenziando le armi. E in parte è riuscito in questa operazione.