Nei primi dieci giorni neanche una visita. La nipote-avvocata ha telefonato. Il telegramma degli altri familiari, due fogli che legge in continuazione «Disposto al dialogo» è la terminologia che userebbe il funzionario giuridico pedagogico dopo aver trascorso alcune ore con Matteo Messina Denaro. In dieci giorni di detenzione il boss ha incontrato solo i medici che si stanno prendendo cura di lui in carcere. E con loro parla della sua malattia, di cui è molto preoccupato. Della terapia a cui viene sottoposto. Conosce le caratteristiche di tutti i farmaci che gli vengono somministrati, gli effetti collaterali che possono avere su di lui. I suoi modi sono felpati, il tono di voce moderato e garbato, anche quando parla di cure farmaceutiche «che ci sono solo in Israele» e potrebbero fare al suo caso.
