“Telefoni e test falsi così i narcos regnano dalle celle di Rebibbia”

Rebibbia una prigione colabrodo. Gli alti ufficiali della mala si portano i telefonini “antintercettazioni” in cella e mandano avanti il business della droga. Oppure falsificano gli esami clinici per poter scontare pene alternative al carcere. È questo un penitenziario in cui, secondo le rivelazioni fatta da Fabrizio Capogna, narcos pentito, per anni al vertice del traffico di cocaina su Roma, uno poteva fare un po’ quello che meglio credeva. Ad esempio? Alterare l’esito di un test sulle urine facendosi passare per tossicodipendente e avviare l’iter per essere trasferito in una comunità di recupero. In altri casi — ha riferito Capogna — si può parlare o messaggiare tranquillamente al cellulare utilizzando programmi criptati e continuare così, da dietro le sbarre, a guidare gli affari lucrosi del narcotraffico.