Caccia a covo di Messina Denaro, una chiave apre un box

Tutto è partito dalle chiavi. Un centinaio. Alcune trovate al capomafia dopo l’arresto, altre nella disponibilità della sorella Rosalia e di alcuni fedelissimi. Gli inquirenti, però, non sapevano quali porte aprissero. È cominciato così l’ultimo capitolo dell’indagine sulla latitanza trentennale di Matteo Messina Denaro. Per mesi, polizia e carabinieri del Ros hanno cercato di capire dove portassero quelle chiavi. E soprattutto se, oltre alle due case di Campobello di Mazara in cui il capomafia ha passato molti anni da ricercato col nome del suo alias, il geometra Andrea Bonafede, esistessero altri covi. «Se ci fossero non ve lo direi», aveva risposto beffardo Messina Denaro durante un interrogatorio agli inquirenti, un anno fa. Da allora, con pazienza certosina, gli investigatori si sono messi al lavoro incrociando tutti i dati a disposizione.