La vera storia dei boss Corleonesi a Palermo inizia con un commercialista massone, Pino Mandalari: nel 1974, era lui il padrone di casa di Totò Riina. Una fonte ben informata soffiò la notizia a un maresciallo del nucleo Investigativo dei carabinieri: «Andate in largo San Lorenzo, quinto piano, scala B. Troverete una bella sorpresa». Il capitano Giuseppe Russo ordinò l’irruzione, Riina non c’era, ma finì in manette suo cognato Leoluca Bagarella. E quella casa fu l’inizio delle indagini sui nuovi signori di Palermo: la Agrisicula amministrata da Mandalari era una delle società che custodivano il tesoro dei Corleonesi. Cinquant’anni dopo, il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia ha detto in un’intervista a “Repubblica”, pubblicata nell’agosto scorso, in occasione dell’anniversario dell’omicidio di Libero Grassi: «La caratteristica portante di Cosa nostra è il suo rapporto con la zona grigia, che è sempre esistita e continua ad esistere».
