A Barcellona ora è tempo di ricostruire.

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Quando si arriva con l’auto al casello autostradale dell’A20 e si prosegue per andare a Barcellona quel vialone d’asfalto ormai vecchio, biancastro, scotto dal nostro sole rovente, circondato soltanto dall’erbaccia alta e da un guard-rail arrugginito dal tempo e dalla desolazione dell’anima, è lo specchio sbiadito di quello che ci aspetta. La rotonda che fa da aiuola direzionale poco più avanti è completamente disadorna e con l’erba perennemente alta. Girando poi a sinistra per andare in centro lo scheletro annerito di un palazzo divorato da un incendio è lì da tempo immemorabile. Non c’è stato proprio verso di sistemarlo in tutti questi anni.
L’oppressione mafiosa condiziona da troppo tempo la mancata bellezza di una città dove, non ci stancheremo mai di ripeterlo, le persone oneste sono la stragrande maggioranza e meriterebbero molto di più di quello che hanno.