Apparecchi sofisticati per comunicare. I clan di Cirò speravano di farla franca

Gli affiliati alla cosca Farao-Marincola di Cirò temevano di essere intercettati dalla polizia giudiziaria. E non potendo sempre utilizzare un linguaggio criptico ed allusivo per discutere di «affari illeciti», si munirono di sofisticate apparecchiature elettroniche per stanare e disattivare eventuali microspie che gli inquirenti avrebbero potuto installare nei luoghi da loro frequentati. Vengono fuori anche questi dettagli dalle carte dell’inchiesta “Ultimo atto” coordinata dalla Dda di Catanzaro che giovedì ha portato all’esecuzione di 31 arresti da parte dei carabinieri. Si tratta dell’operazione che ha messo all’angolo le nuove leve e alcune vecchie conoscenze del clan cirotano che si era riorganizzato dopo il blitz “Stige” del 2018.