Buco nella “rete” di Messina Denaro, 13 arresti.

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In una fatiscente stanzetta attigua ad una masseria nel territorio si decidevano gli affari della famiglia mafiosa, si assumevano decisioni rilevanti, si ricevevano persone e si pilotavano anche le elezioni attraverso la compravendita di voti. Cinquanta euro per un voto nella campagna elettorale del candidato sindaco di Calatafimi, Antonio Accardo, poi eletto. «Cinquanta euro ogni voto … quanto ci è voluto? Sono 1900 voti… e anche se sono 2000… due per cinque dieci…». Questo è quanto emerge dalle intercettazioni sulla cifra sborsata dall’aspirante sindaco di Calatafimi Segesta.