Un’offensiva condotta senza soste. La Sibaritide rimane per Procura antimafia di Catanzaro, guidata da Salvatore Curcio, una priorità nell’area settentrionale della regione. Nella florida Piana, cara nell’antichità ai “colonizzatori” greci, s’incrociano i tempi moderni gli interessi di cosche di ‘ndrangheta di particolare pericolosità. Non solo: sulle rive del mar Ionio è nata un’alleanza assolutamente unica nel panorama regionale tra gli ‘ndranghetisti e la criminalità nomade. Secondo la magistratura inquirente l’accordo siglato avrebbe di fatto favorito la creazione di una “supercosca” con interessi in più settori: dal traffico di droga alle estorsioni, passando per le truffe allo Stato e l’intestazione fittizia di beni. La Dda di Catanzaro ha concluso negli ultimi quattro anni imponenti inchieste ottenendo l’arresto e la successiva condanna di decine di imputati. L’ultima zampata i magistrati l’hanno data chiedendo la emissione di un decreto di sequestro di confisca dal Tribunale delle Misure di prevenzione del capoluogo di regione. L’atto giudiziario ha imposto l’applicazione dei “sigilli” a 3 società e relativi patrimoni aziendali, comprendenti numerosi autoveicoli, 3 unità immobiliari e conti correnti, per un totale di 630mila euro, riconducibili a Gianfranco Arcidiacono, che i togati ipotizzano essere contiguo alla cosca “Forastefano-Abbruzzese”.
