È ancora tutto da chiarire il contesto in cui, martedì sera, è nata e s’è consumata l’aggressione, subìta dal figlio diciannovenne del pentito Gianluca Maestri, nel quartiere Gergeri, a Cosenza. Sulla vicenda, dopo che la famiglia del giovane ha presentato una formale denuncia ai carabinieri, hanno aperto un fascicolo d’indagine sia i magistrati della Procura bruzia che quelli della Dda di Catanzaro. Secondo le prime e sommarie testimonianze, il giovane – figlio della prima moglie dell’ex esponente dei clan cosentini, che dallo scorso anno ha saltato il fosso e si trova in una località protetta – sarebbe stato aggredito con calci e pugni da un gruppo di persone (oltre una trentina) riconducibili alla comunità degli zingari. Alla scena – che si è svolta nel corso di una festa pubblica nel quartiere a nord-est del comprensorio bruzio – ha assistito anche la sorella tredicenne. Le indagini puntano non solo a identificare i responsabili del pestaggio ma anche a definirne il contesto e a comprenderne i motivi. Sembrerebbe che nel corso delle violenze qualcuno abbia apostrofato il diciannovenne anche come «figlio d’un infame».
