Cosenza in mano a due cosche, 18 fermi.

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La diabolica armonia. Niente scontri armati, nessuna rivalità personale ma solo la condivisione di affari e di guadagni. Un capolavoro di ingegneria “gestionale” mafiosa messo in pratica dalle cosche nella più importante città della Calabria settentrionale: Cosenza. Gli ‘ndranghetisti delle cosche tradizionali hanno siglato un patto federativo con gli esponenti dell’agguerrita criminalità nomade: il risultato? “Italiani” e “zingari” si sono ritrovati spalla a spalla nell’imporre il “pizzo” alle aziende, recuperare crediti, vendere eroina e cocaina, controllare le piazze di spaccio, prestare soldi a strozzo e punire chi mostrava tendenze “autonomiste” o, peggio ancora, “scissioniste” rispetto alla linea di comando.