Dal commerciante al manager. La città che non rinuncia al compromesso con la mafia.

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I sociologi la chiamano ormai «voglia di mafia». Un’insopprimibile voglia di qualcuno che risolva le questioni in maniera veloce. Nel salotto buono (o presunto tale) di Palermo, sembra una abitudine destinata a non tramontare. Lo conferma, drammaticamente, l’ultima indagine della procura e della Dia: l’ex fisioterapista del Palermo Giorgio Gasparini non era affatto soddisfatto della mediazione di capitan Miccoli e del suo amico figlio del latitante, Mauro Lauricella, e pensò bene di rivolgersi a un mafioso vero per recuperare il suo credito.