Dalla strage di Ariola nel Vibonese agli affari con il prosecco al Nord

A cavallo del nuovo millennio tra i boschi di Ariola (frazione di Gerocarne, Preserre vibonesi) il sangue scorreva a fiumi. Secondo alcuni in quella zona (tra i territori di Soriano, Sorianello, Pizzoni, Vazzano, Arena, Acquaro, Dasà) esiste un locale di ‘ndrangheta fin dagli anni ’70. In quel periodo, però, era in atto una faida destinata a incidere in maniera tanto tragica quanto determinante sugli equilibri mafiosi futuri. Il 25 ottobre del 2003, intorno a mezzogiorno, in località “Ponte dei Cavalli”, si scatena un inferno di fuoco. Quando i carabinieri di Serra San Bruno arrivano sul posto, allertati da un uomo che è sopravvissuto a una pioggia di piombo, trovano una Mitsubishi Pajero bianca crivellata da oltre un centinaio di colpi di fucile calibro 12: dentro il fuoristrada, i cadaveri di Francesco e Giovanni Gallace, Stefano Barilaro, un loro dipendente, sarebbe morto poco dopo in ospedale. Le cronache la battezzano come la strage di Ariola, un grave fatto di sangue che ha stoppato per circa dieci anni la faida delle Preserre, su cui ora la Dda di Catanzaro ritiene di aver fatto luce.