Dalle estorsioni al narcotraffico. I nuovi affari dei Barcellonesi.

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La crisi imperversa. E quello dell’estorsore diventa un “mestiere” pericoloso. Il gioco non vale la candela: troppe denunce delle vittime, guadagni risibili. Ai mafiosi conviene «riciclarsi», spiega il procuratore aggiunto Vito Di Giorgio. Ed ecco che il nuovo business coincide con il narcotraffico. Immediati i vantaggi: soldi freschi e a palate, da reinvestire in altre attività. La “Mafia 2.0” si fa largo pure tra i “Barcellonesi”, decimati da arresti, spogliati dei beni accumulati. Cambia pelle, si dedica anima e corpo al tanto avversato affare della distribuzione di droga su larga scala, sfruttando le nuove tecnologie e, perché no, i social network. Se proprio bisogna taglieggiare qualcuno, il mirino si sposta su quanti riescono a spuntarla nella dura lotta alla sopravvivenza “economica”: agenzie di onoranze funebri, concessionarie di automobili, discoteche e perfino vincitori di ingenti somme (500mila euro) in centri scommesse.