Uno dei reparti del carcere Pagliarelli di Palermo sarebbe stato in mano ai catanesi. Il “capo” sarebbe stato Antonio Nigito, che con il supporto organizzativo del “braccio destro” Alex Di Vita, avrebbe gestito gli affari loschi della sezione Ionio (sic!) dietro le sbarre. Principalmente il business era quello dei telefonini e della droga, che riusciva a entrare nell’istituto penitenziario grazie alla complicità di agenti infedeli. Infatti tra le contestazioni c’è quello della corruzione. «Allo ionio comandano i catanesi», affermava un detenuto intercettato grazie alle cimici piazzate nella casa circondariale, che aggiungeva: «Comanda… coso… Nigido, come si chiama?». Il catanese sarebbe stato ai vertici – lo scorso autunno – di un’organizzazione criminale in piena regola con ruoli e gerarchie che avrebbe operato all’interno della casa circondariale palermitana. Nigito non è un personaggio qualsiasi della criminalità catanese.
