Capace di tenere rapporti con i narcos sudamericani e con i trafficanti di armi della ex Jugoslavia, ma il clan Gallace non avrebbe rinunciato a mantenere un controllo continuo e asfissiante del territorio nel basso jonio catanzarese. Dalle elezioni comunali agli appalti pubblici passando per la gestione delle piazze di spaccio, tutto veniva deciso dagli esponenti della cosca. È quanto emerso nell’inchiesta della Dda di Catanzaro e dei carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro e del Ros che ieri hanno eseguito – tra Calabria, Lombardia, Lazio e Piemonte – 44 ordinanze di custodia cautelare, 15 in carcere e 29 ai domiciliari, nei confronti di presunti boss, affiliati e fiancheggiatori. Tra le persone arrestate anche il sindaco di Badolato Nicola Parretta, il vicesindaco Ernesto Maria Menniti, il presidente del consiglio comunale Maicol Paparo e gli assessori Antonella Giannini e Andrea Bressi, tutti posti ai domiciliari. Agli arrestati vengono contestati i reati di associazione mafiosa, procurata inosservanza di pena, furto, estorsione, minaccia, traffico, anche internazionale, di armi, tutti aggravati dalle finalità mafiose, nonché scambio elettorale politico mafioso e coltivazione e detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.