“I boss temono i cittadini liberi ribellatevi o sarete complici” Mattarella, appello ai giovani

Nuova cucina organizzata. Il ristorante si chiama così, uno sberleffo alla vecchia camorra. Gestito da una cooperativa di disabili in un caseggiato confiscato a un boss di Gomorra, che spunta in fondo a una strada punteggiata di ville bunker. «Presidente Mattarella», lo accoglie il cameriere, «oggi calamarata con pomodorini e melanzane. Non abbiamo però la ricotta, va bene se la rimpiazziamo con la scamorza di bufala? ». «Sarà buonissima lo stesso », risponde il presidente ridendo. E si accomoda insieme ai ragazzi che indossano felpe con la scritta “Da vicino nessuno è normale”, una frase di Franco Basaglia. «Battere tutte le mafie è possibile», aveva detto agli studenti un’ora prima. «La Repubblica considera questa lotta prioritaria, ma nessuno può voltarsi dall’altra parte». Erano le undici e Casal di Principe, ventimila anime, troppe case abusive, cento beni tolti al clan dei casalesi, il potente cartello criminale rivelato da Roberto Saviano, tributava un’ovazione al presidente della Repubblica giunto da Roma per onorare la memoria di Don Peppino Diana, il prete assassinato in sacrestia il 19 marzo 1994.