Il boss: «Al rigassificatore non ci si deve avvicinare».

Gerlandino Messina,pizzini

Non parlano quasi mai, come da tradizione, ma scrivono tanto. Perché dalla latitanza i boss mafiosi, così come hanno imparato da Bernardo Provenzano, possono impartire ordini solo comunicando attraverso i “pizzini”. E in quelli sequestrati nel covo di via Stati Uniti a Favara, dove il 23 ottobre del 2010 i carabinieri del reparto operativo acciuffarono Gerlandino Messina, allora capo indiscusso della mafia della provincia di Agrigento – nell’ordinanza del gip di Palermo, Guglielmo Nicastro, ce ne sono una decina – vi è uno “spaccato” di Cosa nostra.