Il caso del catanese Cosenza, pentito condannato per calunnia e ora fuori dal programma

Lo Stato risponde alle bufale dei pentiti. Giacomo Cosenza è stato condannato a cinque anni per calunnia dal Tribunale di Catania. La sentenza è stata impugnata. Ma nonostante il verdetto risalga a un anno e mezzo fa, il processo d’appello non ha ancora una data d’inizio. Cosenza, che dopo la condanna è stato allontanato dal programma di protezione, accusò falsamente un poliziotto – uno dei più stimati della squadra mobile di Catania (come riconobbe la stessa difesa nell’arringa) – di essere colluso con un boss. Un boss che lo stesso ispettore aveva catturato da latitante. Le indagini avviate da quelle dichiarazioni, che furono acquisite in maniera “poco ortodossa” (come hanno ammesso gli stessi investigatori della Dia chiamati nel dibattimento), smontarono ogni tesi d’accusa. E la procura chiese il rinvio a giudizio del calunniatore per calunnia. Nel processo si costituì parte civile il poliziotto, parte offesa, e il Viminale.