Il mutuo soccorso ai familiari dei detenuti

«Tonino lo sa quante persone abbiamo sulle spalle solo io e Nino, perché gli altri se ne fregano». In cima agli impegni morali dei capicosca di Gallico c’era l’azione di sostentamento alle famiglie dei detenuti. Un atteggiamento di solidarietà ed un modo di agire emersi a chiare note dall’indagine “Gallicò”, la retata della Procura antimafia in sinergia con Squadra Mobile e Carabinieri che all’alba di giovedì ha colpito duramente le ’ndrine di Reggio nord (18 misure cautelari disposte dal Gip, di cui 16 in carcere, 1 ai domiciliari, e 1 con obbligo di presentazione in caserma). Nessun dubbio per gli inquirenti: con l’affiliato in carcere, a corrispondere lo stipendio ai familiari erano i vertici del clan. Una scelta di campo che è anche una strategia difensiva, come spiegano gli analisti della Direzione distrettuale antimafia, per scongiurare cali di tensione tra chi è stato incastrato e sottoposto a regime di detenzione e la drastica scelta di collaborare con la giustizia.