Il poliziotto che sfida le minacce dei clan. “Già quattro attentati ma non me ne vado”

Due uomini incappucciati arrivano davanti a una villetta a bordo di un motorino, uno posiziona qualcosa davanti al cancello, maneggia un accendino, in un istante le fiamme si levano alte nella notte di Orta Nova. È rosso come il fuoco il messaggio recapitato il 16 settembre a un poliziotto della Squadra mobile di Foggia, che nel paese vive con moglie e due figli. È il quarto atto intimidatorio che subisce in pochi mesi — con tutta probabilità collegato alle indagini che da anni porta avanti contro la criminalità organizzata, anche se per ora «nessuna pista è esclusa» — e la preoccupazione sul suo volto è difficile da nascondere. Si dice «ferito» dal fatto che siano arrivati a pochi metri dagli affetti più cari, guarda la casa che ha costruito coni risparmi di una vita, le telecamere che hanno ripreso l’attentato: «Se me ne andassi sarebbe una sconfitta». Perché questo è il suo paese e dei suoi figli ma è anche quello in cui il Comune pochi mesi fa è stato sciolto per infiltrazioni mafiose, dopo che il sindaco Domenico Lasorsa aveva proclamato il lutto cittadino nel giorno dei funerali del figlio del capoclan Francesco Gaeta, nonostante il questore avesse imposto esequie private.