In città si registra l’operatività di una cellula di cosa nostra catanese riconducibile ai Romeo-Santapaola. Il sodalizio avrebbe imposto il proprio potere, tra l’altro, proiettando i propri interessi in diversi settori dell’imprenditoria e della pubblica amministrazione, infiltrando il sistema economico e investendo nello stesso i proventi illeciti. Nel territorio urbano – scrive la Dia -, operano altri clan di livello rionale. Si tratta di sodalizi che risultano proiettati verso forme più classiche di profitto illecito come il traffico di stupefacenti e la gestione di scommesse clandestine.