Intercettazioni registrate in Francia. I dubbi della Corte di Cassazione

Sono utilizzabili le intercettazioni registrate in Francia e riversate in un’indagine italiana che ha incastrato un gruppo di indagati presunti narcotrafficanti che operavano nell’orbita della ’ndrangheta reggina? Ed è utilizzabile in Italia la prova raccolta all’estero, quindi priva di una rigorosa provenienza ed origine, ricavata dalle comunicazioni che gli indagati si erano scambiate su una “chat” operante su una piattaforma di messaggistica criptata? Per la Corte Suprema di Cassazione ci sono profondi dubbi a tal punto da annullare, con rinvio, l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa a Milano (crocevia degli affari) nei confronti del 46enne reggino Bruno Iaria, accusato di «avere fatto parte di un’associazione per delinquere, dedita al traffico illecito di sostanza stupefacente del tipo cocaina importata dall’estero, nonché per avere concorso nell’acquisto di ingenti quantitativi di cocaina».