La legge del 3 per cento imposta dai clan

La ferrea logica del “pizzo”. Nel caso della società settentrionale “Icop Spa” di Udine, incaricata di spostare la rete del metano per consentire l’attuazione dei lavori di costruzione del Terzo lotto della nuova Statale 106 ionica, l’uomo di raccordo, l’ambasciatore e portavoce della ‘ndrangheta, è il capocantiere di un’altra azienda, la “Tre Colli Spa”. Si chiama Antonio Salvo, 35 anni, di Santa Sofia d’Epiro che, contattati i dipendenti del sodalizio imprenditoriale friulano, aveva subito spiegato loro quali fossero le “regole” d’ingaggio. Forniture di materiali da affidare a tre ditte compiacenti che, attraverso il collaudato meccanismo della sovrafatturazione, avrebbero coperto il pagamento della tangente mafiosa dovuta. L’importo degli taglieggiamento? Il tre per cento della somma complessiva del contratto di appalto. Calcoli alla mano: la “Icop Spa” doveva scavare due microtunnel nel comune di Trebisacce per spostare la rete del metano con lavori del costo previsto di cinque milioni di euro.